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31.01.2011
IL MONDO DEI GIOVANI
Simone Feder
L'adolescente è in continuo bisogno di stimoli di sensazioni, di novità. Sembra dirci ogni giorno che ‘è la novità che ti rende libero e ti fa sentire vivo’
Come difenderci dalla rete o meglio come educarci ad un uso consapevole della rete? Chi insegna oggi ad un genitore come aiutare e seguire il proprio figlio nella navigazione in questo mondo virtuale? Sono domande che spesso mancano di risposte, o meglio, a cui non si sa rispondere perché è un mondo ancora sconosciuto, ricco di insidie e pericoli che ogni giorno si reinventano sotto nuove forme e si celano dietro le più innocenti situazioni.
Social network che impazziscono di iscritti e gruppi in essi che nascono con le più svariate diciture con l’unico scopo di accattivarsi l’adesione di più persone possibile e poterne così sbirciare abitudini, preferenze, stili di vita e quanto altro.
Attenzione ad internet e alle sue tante forme di relazione che sono e restano virtuali, attenzione perché questa dipendenza sarà la piaga del futuro ormai prossimo.
Pensiamo al mondo di facebook, quanti giovani tornando a casa da scuola si re-incontrano immediatamente in questa piazza virtuale? E lì passano le notti a raccontarsi e raccontare, condividono le loro storie e si intromettono in quelle di altri, mettono in rete le loro bravate attraverso quella foto scattata con il telefonino all’interno di un qualsivoglia locale, strada, bagno… Siamo però sicuri di conoscere con certezza che cosa è lecito mettere in rete? Chiedetelo ad una persona qualsiasi e ascoltate la risposta, eppure sono spesso queste le prime cose su cui come genitori, maestri e insegnanti siamo tenuti a supervisionare e ad istruire i nostri ragazzi.
Chi insegna oggi ad essere genitori in una società frenetica e che chiede sempre più tempo alla famiglia?
Oggi ho visto due giovani che, mentre si salutavano dopo una lontananza prolungata nel tempo, si commuovevano e piangevano, cercando poi di nascondere agli sguardi estranei i loro occhi lucidi, perché volevano vivere quell’abbraccio in modo riservato e gustarne fino in fondo l’autenticità. Che bello poter toccare con mano l’amicizia, rendere palpabile questo sentimento che oggi più che mai non può mancare nella vita dei ragazzi e che va costruita giorno per giorno imparandone l’arte che è molto lontana dagli schermi del virtuale. Toccare con mano il vissuto dei giovani fa molto riflettere, sono loro che, se impariamo ad osservarli da vicino, ci danno le risposte che tanto cerchiamo. Ecco chi per primo ci può aiutare nella ricerca dell’ A B C educativo.
Questi due giovani sono entrati in comunità ancora diciassettenni, hanno alle spalle un tessuto familiare sfilacciato e complicato dove il fratello è fratello di suo fratello ma non suo, dove le famiglie di riferimento sono due o tre e contemporaneamente nessuna. Li abbiamo spinti a recuperarsi a prendere in mano la loro vita in modo radicale, perché aggredire il fenomeno del malessere dei giovani sin da subito è quello che può permetterci di dar loro una reale prospettiva futura. Questo ci chiedono con sempre più urgenza i genitori che si trovano a dover gestire situazioni ormai sfuggite dal loro controllo e per cui non riescono da soli a trovare rimedio. È fondamentale in questi casi una pausa, un luogo neutro in cui il ragazzo possa fermarsi, staccarsi da tutte quelle dinamiche malate e, in certi casi, soffocanti, per trovare una propria dimensione, riscoprire nuovi valori e perseguire nuovi obiettivi di vita. Oggi per fortuna tutto questo è reso possibile grazie alle nuove politiche sul libero accesso alle comunità, che hanno fatto in modo che queste strutture non siano riservate esclusivamente a ‘situazioni estreme e irrecuperabili’, ma possano aprire le loro porte a chiunque ne richieda il sostegno.
Alla luce di questo le comunità devono sicuramente rivedere le loro modalità di presa in carico. Che progetto terapeutico fare con i più giovani? Diventa fondamentale, attraverso prima di tutto a delle relazioni forti e sincere, aiutarli a superare quella loro costante difficoltà ad affrontare le frustrazioni della vita, della normalità, che troppo spesso li porta a cercare oltre. Emotività tirate come le corde di un violino che si rompono con un niente, insicurezza costante che fa da sfondo a tutto il loro agire incrementando il proprio vissuto di fallimento, di non essere all'altezza degli altri, oscurato dalla poca stima di sé che emerge dal confronto con gli altri e che, spesso nel loro caso, sfocia nella maledetta schiavitù delle sostanze. Perché quelle ti fanno sentire vivo, più forte, invincibile e mascherano bene tutto quello che fa paura.
L'adolescente è in continuo bisogno di stimoli di sensazioni, di novità. Sembra dirci ogni giorno che ‘è la novità che ti rende libero e ti fa sentire vivo’, se gli manca ciò rimane il vuoto e la costante ricerca di qualcosa che nemmeno loro sanno. C’è in loro la tendenza a considerare e vivere soltanto il presente, il qui e ora, quello che ti lascia immediatamente quella scarica di adrenalina che ti permette di esisterti e riconoscerti in qualcosa. E, in questa modalità, emerge la mancanza di progettazione, di costanza, di determinazione, di continuità agli impegni: quello che porta troppi a iniziare ma non terminare.
Aiutiamo i giovani a gustare le esperienze, accompagnamoli per mano, ma delicatamente, alla scoperta del mondo reale che troppo spesso fa paura perché richiede la fatica di mostrarsi per come si è. Solo imparando a volersi bene, attraverso il riconoscimento delle proprie qualità e capacità, saranno pronti ad affrontare in modo costante i propri progetti di vita, condividendone il gusto con gli altri senza la necessità di nascondersi dietro uno schermo.
Simone Feder
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