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09.03.2009
la trasgressione
oscillare tra il confine di ciò che è lecito o illecito racchiude in sè la possibilità di perdersi.

Trasgressione … ovvero il funambolo caduto.

Trasgressione come un fiume in piena il quale oltrepassa il limite oltre il bene e il male nel suo flusso verso nuovi confini. Il permesso e il proibito, il bianco e il nero, regole cambiate per rimutarsi in altre regole. È danza sulla linea di confine del limite in una sorta di carnevale in cui il giorno dopo si rimettono le cose a posto. La trasgressione ribadisce i margini per ridefinire ciò che siamo nel nostro limite di essere umano. La nostra biografia intima è un continuo camminare intorno al limite perché attraverso la trasgressione ci riconosciamo e possiamo tornare nel flusso della norma. Ci è consentito provare il brivido dell’oltre per ritornare come un pendolo che fa i conti con la luce e l’oscurità, il crescere è l’equilibrio perché il rischio è che il pendolo non oscilli più e l’umano si spezza o si perde nel buio del non senso.

C’è una prima volta per tutto, c’è un periodo della vita in cui la prima volta è regola ed il limite è il “senso” da dare alla propria vita. In quel tempo l’attenzione verso i giovani va accentuata perché è in quel frangente che una qualsiasi prima volta diventa il lato oscuro dove si perde il senso del proprio esistere. E’ qui che la trasgressione mostra i suoi due volti, uno l’esperienza che da progettualità, l’altro che si fissa nel cono d’ombra della ripetizione fino a deviare in una realtà senza speranza. Dare speranza dovrebbe essere un imperativo per una società adulta, soprattutto dare possibilità di visioni di significati all’esistenza delle nuove generazioni.

Vittorino Andreoli: (Si sono in questo modo ridisegnate la mappa dei peccati e le tavole della legge. In maniera subdola, senza che un dio sia apparso a Mosè con tavole di pietra. Troppo rischioso per un tempo in cui il riferimento è il camaleonte o “l’uno nessuno centomila” di Pirandello. In una epoca che vuole essere oltre la morale, si lanciano imperativi in cui la trasgressione viene evidenziata dal rossore della vergogna, a un ritmo che non ha più nulla di sacro, ma risponde alle leggi del mercato: il mercato dell’etica. Forse anche l’etica è inconsapevolmente entrata nel marketing e non è più chiusa nel Santa Sanctorum. Non mi meraviglierei se si creassero Società per il comportamento dell’uomo: l’etica umana S.p.A.).

Maurizio mattioni marchetti

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