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23.07.2011
LE DIPENDENZE DAI SOCIAL NETWORK.
Di Cassandra Montanelli – Dott.Maurizio Mattioni Marchetti

“una sorta di gara tra gli utenti, a chi è più popolare e conta più amici, o meglio, la ricerca di nuove amicizie da registrare sul proprio profilo detta amicodipendenza"

Data la crescente diffusione dei social network e delle patologie legate ad essi, il Comune di Premana ha chiesto al S.M.I. BROLETTO di effettuare una ricerca sulla conoscenza e l’utilizzo di questi da parte dei ragazzi. La ricerca è servita per poter attuare delle strategie di intervento mirate a far prendere coscienza ai ragazzi e alle famiglie dei rischi che si possono incontrare.
1. Cosa sono i social network e quali sono.
“Il termine può essere utilizzato con due diverse accezioni: da una parte social network, come traduzione inglese del termine, indica un insieme di individui che sono collegati tra loro da un qualche tipo di relazione (familiare, un rapporto di lavoro), che condividono interessi e che sono interessate a collaborare e condividere idee e informazioni, mentre dall’altra la sua accezione inglese viene utilizzata nell’ambito del web per indicare i siti che rendono possibile la creazione di una rete sociale virtuale, ovvero che semplificano la nascita e il mantenimento dei legami.
Per entrare a far parte di un social network è semplicemente necessario creare un proprio profilo personale, inserendo informazioni di contatto, ma anche interessi personali, amicizie. È possibile poi allargare la propria rete sociale invitando gli amici a farne parte, e cercare nella rete persone con interessi affini, e condividere con queste persone qualsiasi tipo di informazione. Diventa quindi possibile costruire delle community tematiche in base alle proprie passioni e aree di business1”.
I principali social network sono Facebook, Myspace, Badoo, Netlog tutti utilizzati e conosciuti dai ragazzi d’oggi. Ha assunto un notevole rilievo, e se ne sente spesso parlare anche ai telegiornali, Facebook. Questo social network permette di creare reti di amici, con i quali scambiare informazioni, filmati, video ed immagini. Le persone possono “spiare” i profili degli amici, commentare le foto e chattare con essi. È facile ritrovarsi intrappolati e non distinguere il reale dal virtuale.
2. La dipendenza da social network: in particolare la dipendenza da Facebook.
Inizia così un articolo di Enrico Maria Secci, psicologo e psicoterapeuta, pubblicato sul suo blog: “Svegliarsi e accedere a Facebook. Scrivere un commento, chattare, spiare gli amici e i conoscenti esaminando le loro attività online. Aspettare risposte e soffrire per messaggi ignorati dagli “amici”. Vivere online conflitti interpersonali con persone semisconosciute o intrattenere appassionanti flirt via chat. Sorprendersi a vivere cene, feste, viaggi con l’idea di cosa pubblicare sul proprio profilo e di come farlo nel migliore dei modi. Questi i campanelli d’allarme di una delle forme di internet-addiction più moderna e insidiosa, la dipendenza da Facebook2”.
La dipendenza dai social network, in questo caso da Facebook, può provocare veri e propri sintomi quali: “una sorta di gara tra gli utenti, a chi è più popolare e conta più amici, o meglio, la ricerca di nuove amicizie da registrare sul proprio profilo detta amicodipendenza. Abbiamo sintomi di tolleranza, ovvero la necessità di stare collegati e aggiornare i contenuti personali fino a raggiungere una sensazione di appagamento. Astinenza cioè disagi psico-fisici nel caso non ci si colleghi per un certo periodo di tempo e infine abbiamo i sintomi di carving ossia la presenza di pensieri fissi verso come e quando collegarsi3”.
Inoltre possono causare sintomi come “l’alterazione del tono dell’umore, ansietà, difficoltà di concentrazione, ritiro sociale, perdita dei legami affettivi e anche del lavoro, sino alla compromissione della qualità della vita del soggetto che ne soffre4”.
“In genere la dipendenza da social-network è attivata da prime esperienze d’interazione virtuale gratificanti. L’individuo scopre con piacere una facilità di comunicazione interpersonale mai sperimentata e in una prima fase tende a idealizzare gli altri e se stesso, sovrastimando l’importanza dei messaggi e il valore della frequenza con cui li invaia e li riceve. Questa prima fase entusiastica, una vera e propria luna di miele nel social-network, tende a stemperarsi nella routine e si conclude definitivamente con le prime delusioni. Le relazioni faccia a faccia si rivelano fonte di frustrazione o la semplice conoscenza con un contatto riserva inspiegabili e inaspettate battute d’arresto. Così l’utente a rischio di friendship addiction intensifica la propria presenza sul social-network alla ricerca di nuovi e più gratificanti contatti per rinnovare il piacere sperimentato all’inizio.
Più intensa è l’attività online, meno è concreta e partecipata l’esperienza emotiva nelle relazioni faccia a faccia. il dipendente da Facebook sembra non riconoscere l’identità pubblica in rete dall’identità privata, sente il bisogno di alimentare costantemente la prima a detrimento della seconda. La paura che la propria identità si dissolva se non impressa nella Rete spinge a intensificare l’attività online in una spirale di dipendenza e di progressiva alienazione dall’esperienza concreta della realtà5”.
L’autore sempre in questo articolo sostiene che la dipendenza da Facebook, e dai social network in generale, possono interferire con lo studio o con il lavoro con conseguenze notevoli, come il non raggiungimento degli obiettivi o la perdita del lavoro. Tutto questo porta anche ad un isolamento sociale, poiché il soggetto è totalmente concentrato sulla vita virtuale a discapito di quella reale, con una perdita dei legami affettivi importanti.
“I sintomi della dipendenza da Facebook sono di natura psichica e psicosomatica:
- Sintomi psichici. Tristezza, preoccupazione, indifferenza, apatia, inibizioni nelle relazioni sociali, autosvalutazione, senso di colpa, sospettosità nei confronti degli altri.
- Sintomi psicosomatici. Insonnia o ipersonnia con risvegli notturni immotivati dal pensiero delle relazioni o dalle attività online. Affaticamento cronico, annebbiamento della vista o sensazioni di visione anomala. Emicranie, senso di oppressione al petto. Nausea e disturbi dell’alimentazione.
Sul piano dei comportamenti alcune condotte sono spie da dipendenza da social network:
- connettersi più volte al giorno e più volte nelle stesse ore;
- pensiero rivolto costantemente all’attività sul profilo;
- interrompere il lavoro o lo studio per accedere al social network;
- aprire sempre il social network prima di andare a dormire;
- stare connessi su Facebook sino a notte inoltrata.
Quanto più questi comportamenti sono ripetuti sino a sostituire alcune attività quotidiane (come lo studio, il lavoro) tanto più si è di fronte ad una dipendenza da Facebook6”.
Anche lo psichiatra Federico Tonioni ha studiato il problema, sempre più diffuso, della dipendenza dal web e social network affermando che “i disturbi mentali caratterizzati da comportamenti estremi nella sfera dell’abuso da video possono condurre a un deterioramento del funzionamento psichico e fisico del soggetto fino a farla diventare una patologia.
È patologia quando aumentano progressivamente le ore di collegamento e diminuisce il tempo disponibile da dedicare alle persone care, agli amici e alla famiglia, quando il virtuale acquista un’importanza maggiore della vita reale dalla quale il soggetto tende ad estraniarsi sempre più creando problemi in ambito familiare, lavorativo, scolastico e della salute che si traduce in malessere psicofisico7”.
3. La situazione nel Comune di Premana.
Il Comune di Premana, in provincia di Lecco, ha contattato lo S.M.I. BROLETTO per effettuare una ricerca presso l’Istituto comprensivo statale “Giovanni XXIII” per sondare le conoscenze che i ragazzi hanno sull’abuso dei social network. Da questa ricerca si sono poi ipotizzati degli interventi per cercare di far comprendere il problema alle famiglie, insegnanti ed educatori che sono a contatto con i ragazzi.
3.1 La metodologia.
Per effettuare questa ricerca ho costruito, con l’aiuto del Dott. Mattioni, un questionario strutturato con quindici domande a risposta multipla.
Il questionario è stato sottoposto a 109 ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni frequentanti l’Istituto comprensivo statale “Giovanni XXIII” di Premana.
Le domande sono state strutturate in modo da rilevare la conoscenza e l’utilizzo dei social network, il tempo di fruizione ed infine la consapevolezza dei ragazzi dell’esistenza della dipendenza dal web. Le prime domande riguardano l’utilizzo del computer in generale e come mezzo di comunicazione, mentre le ultime domande mirano alla conoscenza dei possibili disturbi che l’abuso dei social network può provocare8.
3.2 Rilevazione dei dati e commenti.
Dall’analisi dei questionari è emerso che quasi la totalità, ossia il 97% dei ragazzi utilizza il computer nel tempo libero per un massimo di due ore al giorno. Principalmente viene usato per giocare, chattare ed ascoltare musica. Meno della metà utilizza il computer per cercare materiale scolastico o fare delle ricerche.
Il 92% dei soggetti conosce ed utilizza i social network. Attraverso di essi sentono gli amici, caricano video e musica, pubblicano foto. Nessuno usa i social network per esprimere emozioni, stati d’animo e sentimenti. Controllano i loro siti durante le ore pomeridiane e dopo aver fatto i compiti.
Poco più della metà degli alunni, il 67% ha sentito parlare di dipendenza da social network. Nessuno dei ragazzi ha segnalato sintomi quali paura o ansia se non riescono a connettersi; anzi dichiarano di provare indifferenza. Ritengono possibili sintomi dell’abuso del web la stanchezza, l’emicrania e la perdita dei legami affettivi. Non hanno considerato invece la possibilità di perdere il lavoro, di avere stress oculare e tachicardia.
I dati rilevati mettono in evidenza che non vi sia abuso del web, in particolare dei social network. Mostrano però che i ragazzi comunicano sempre più attraverso le “macchine tecnologiche”, il computer a casa ed il cellulare quando si è fuori.
Credo che i dati rilevati sull’espressione delle proprie emozioni non rispecchi la realtà. Utilizzando Facebook ho constatato che la maggior parte delle persone non esita a “pubblicare” i propri stati d’animo e le proprie emozioni. E'capitato di leggere anche disgrazie che una persona nella vita reale non urlerebbe mai in una piazza piena di gente. Spesso i social network portano le persone a non distinguere più la vita reale da quella virtuale, anzi attraverso quest’ultima esprimono sentimenti ed emozioni a discapito della relazione faccia a faccia.
Sempre utilizzando Facebook ho potuto notare come, in particolar modo le ragazze, pubblichino foto per mettersi in mostra. Cercano sul web apprezzamenti sul loro fisico e in questo modo si sentono accettate.
I ragazzi, come si nota dai dati, non hanno piena consapevolezza dei rischi che l’abuso e un utilizzo sbagliato dei social network può provocare. Se ben utilizzati possono essere un mezzo di comunicazione in più, ma se abusati divengono potenti mezzi di divulgazioni di informazioni personali, immagini che possono portare a non trovare più il distacco dalla realtà. In casi estremi si può arrivare a creare vite parallele sul web, con conseguenti perdite dei legami affettivi, sociali e lavorativi. Bisogna saper utilizzare queste tecnologie con consapevolezza per evitare di rimanere intrappolati nel rete.
4. Gli interventi.
Gli interventi ipotizzati riguardano le famiglie e gli insegnanti ed educatori.
Il primo intervento riguarda il senso dell’agire pedagogico; partendo da considerazioni generali, al passaggio dalla famiglia come primario nucleo umano, alla ricerca sul territorio di informazioni per ridisegnare l’intervento educativo. Tutto questo ha senso se l’obiettivo a medio ed a lungo termine è condiviso dai cittadini di quel luogo. Si parte dalla lettura dei bisogni della famiglia e dalla domanda: “quale risorsa è oggi la famiglia? La risposta passa attraverso un riesame del nostro modello sociale e la costatazione che la famiglia diventa risorsa la dove gli vengono forniti gli strumenti di lettura della realtà.
Le serate di formazione saranno pretesto per attivare una riflessione critica sul nostro agire. L’intervento si divide in tre punti, che sono tre tematiche9:
1. Approfondimento del senso di benessere individuale, concetto di corpo inteso nella sua visione olistica. Tecniche per stare bene con sé stessi nell’ottica di migliorare la relazione all’interno della famiglia.
2. Modelli di comunicazione, modalità di risoluzione dei conflitti, tecnica di comunicazione non violenta per migliorare la relazione all’interno della famiglia.
3. Paradigma culturale della devianza, modalità di superamento dei problemi, attraverso una diversa visione del mondo. Teoria dei modelli di etichettamento dell’agire umano.
La comunità di Premana ha già in sé le potenzialità di risolvere i problemi, il segreto è dare possibilità di aggregazione alle famiglie, comunicare è già in gran parte la soluzione. Gli spazi dove potersi incontrare sono importanti, andrebbe individuato un luogo che sia piazza di incontro autoregolato dalle famiglie.
Il secondo intervento è un focus group di approfondimento. Dall’analisi dei fenomeni di devianza giovanile e dai cambiamenti intergenerazionali, il punto di criticità che emerge è l’inadeguata capacità comunicazionale tra persone, con risultati di relazioni conflittuali o perdita delle stesse.
Il Reflecting è “una tecnica messa a punto dal Prof. Guido Pesci, pedagogista all’università di Siena. Il metodo si prefigge di aiutare a superare i disagi psicologici che si instaurano nei soggetti, attraverso una specifica tecnica basata sulla riflessione. In tale metodo sono le stesse potenzialità ad essere utilizzate, ricorrendo prevalentemente all’analisi della gestualità e del comportamento. Il Reflecting può considerarsi quale “arte dell’ascolto” che stimola alla ricerca delle proprie risorse, per gestire e risolvere le difficoltà10”.
Per attuare il focus group vengono formalizzati quattro incontri da tre ore ciascuno.
Primo incontro:
Si parte dal sé, attività corporea di riappropriazione del senso di sé (bioenergetica). Rudimenti della comunicazione non conflittuale e non verbale (Marshall Rosenberg).
Secondo incontro: Esercizi di controllo della respirazione e meditazione ( Thich Nhat Hanh). Comunicare con efficacia. Metodo Reflecting
Terzo incontro: Esercizi di meditazione. Simulazioni comunicazionali. Addestramento all’ascolto di sé.
Quarto incontro. Gestione delle tecniche apprese.

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