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17/11/2020
Khazan, Inna Z.. Manuale clinico del biofeedback Franco Angeli edizioni
Il biofeedback sembrava il modo perfetto per combinare le competenze di un terapeuta con la capacità tecnologica moderna di guardare all’interno del proprio corpo.

La battaglia di Sam per il controllo

Sam è una trentenne affermata professionalmente, abituata a realizzare le cose che si prefissa. Ha conseguito una laurea in Economia in una università prestigiosa e la sua carriera procede spedita. Circa due anni fa ha iniziato ad avere attacchi di ansia difficili da gestire. Inizialmente avvenivano solo quando per lavoro doveva parlare in pubblico, ma gradualmente l’ansia iniziava a presentarsi anche in situazioni nelle quali fino ad allora si era sentita perfettamente a suo agio, come riunioni e conferenze telefoniche. Quest’ansia la faceva sentire talmente male che Sam aveva iniziato ad evitare di parlare in pubblico, cercava di defilarsi alle riunioni e rifuggiva le comunicazioni telefoniche. Quando il problema era emerso con il suo capo, Sam si era resa conto che quell’ansia poteva davvero diventare un problema per la sua carriera, e quindi fece quello che solitamente faceva di fronte ad una sfida – prendere il toro per le corna. Sam si presentò alla terapia con l’obiettivo di controllare l’ansia e voleva provare il biofeedback. Si rese conto che la sua respirazione disfunzionale aveva molto a che fare con i suoi sintomi fisici e con l’intensificarsi della sua ansia. Era determinata ad imparare a respirare nel nuovo modo. Ciononostante, lo trovava difficile e quando ci provava in uno stato di ansia, la sua ansia aumentava. Si impegnava duramente a controllare la sua respirazione al fine di controllare la sua ansia, ma tutto questo non funzionava. Iniziava a sentirsi scoraggiata ed era sul punto di interrompere la terapia. Dal momento che cercare di mantenere il controllo non funzionava, perché non smettere di farlo e cambiare gli obiettivi dei suoi esercizi di respirazione e della sua terapia? All’inizio Sam era un po’ scettica, ma anche disponibile a tentare un nuovo approccio. Iniziò a lasciar andare la volontà di controllare la sua ansia e quindi a fare esercizi di respirazione per il piacere di farli, a partecipare a riunioni e incontri per il piacere di parteciparvi, e così via, e non con il proposito di controllare l’ansia. Imparò a prestare attenzione consapevole al suo respiro e a fare spazio a tutto quello che percepiva, inclusi pensieri, sensazioni e sintomi fisici riconducibili all’ansia. Si diede l’obiettivo di essere presente a riunioni e conferenze invece che trovare modi di controllare l’ansia. Il risultato? L’ansia di Sam non sparì. Continuava a sentirsi ansiosa prima della maggior parte di conferenze, riunioni e impegni telefonici. Quindi che cosa era cambiato? Conduce conferenze in pubblico, partecipa alle riunioni e non è terrorizzata dalle telefonate. Il suo atteggiamento verso l’ansia è cambiato da quando ha iniziato a non forzarne la scomparsa. Anche il modo in cui fa i suoi esercizi di respirazione è cambiato. Adesso usa la respirazione con il biofeedback come un modo per ripristinare l’equilibrio chimico del suo sangue e perché la aiuta a calmarsi e le permette di concentrarsi sulla presentazione che dovrà tenere. Non prova ulteriormente a controllare l’ansia, mentre ha ripreso a concentrarsi sulla propria carriera.

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