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28.06.2009
GIORNATA MONDIALE CONTRO LA DROGA
di Simone Feder

DROGA
1.sostanza aromatica vegetale usata per dare sapore e gusto ai cibi e alle bevande
2. sostanza naturale o prodotta chimicamente che ha effetto stupefacente.

Possiamo oggi accontentarci di queste definizioni di droga? Che significato dare oggi all’ ‘effetto stupefacente’? E, di conseguenza, che senso dare alla giornata contro la droga?
Escludendo una possibile rivolta delle massaie italiane che si rifiutano di cucinare alimenti saporiti, la nostra attenzione deve concentrarsi su quelle sostanze naturali o chimiche che producono effetti stupefacenti.
È ancora possibile oggi limitarci a questa definizione, considerare solo queste le cause di un comportamento patologico e dipendente?
Dove classifichiamo tutte le nuove dipendenze che non rientrano in questa descrizione ma sono chiaramente specchio di un ugual disagio?

La differenza sta nel fatto che certe situazioni vengono purtroppo classificate come ‘normali’ e non ‘stupefacenti’, atteggiamenti che derivano da attività quotidiane anche sponsorizzate dalla società ma che non possono essere affrontate con leggerezza: la compulsione per il gioco, l’abuso di internet, la sessualità perversa e devastante…
Nessuna sostanza interviene in queste occasioni, ma come aiutare quella mamma che si trova a fare i conti con suo figlio “drogato” di macchinette, quel papà che deve staccare sua figlia dallo schermo perché ormai dipendente da chatroom e realtà virtuali?
Ebbene credo che oggi non abbia senso manifestare, sventolare bandiere e fare proclami, è giunto il momento di agire non solo spinti dall’emergenza, ma creare le condizioni perché tale emergenza non si realizzi e non bussi alla nostra porta in modo così insistente e violento.
Non può non preoccuparci lo spaventoso aumento che stanno avendo recentemente le droghe sintetiche, il ritorno dell’ecstasy in coincidenza con l’aprirsi della stagione estiva e quindi delle feste, delle serate interminabili, della necessità di rendere ogni nottata più stupefacente dell’altra.
È passato il periodo in cui chi utilizzava sostanze era il ‘poveraccio’ che si autodistruggeva con un ago nel vicolo buio, che vagava alla ricerca della desiderata dose, che conduceva uno stile di vita assolutamente fuori dai canoni normali. Oggi l’utilizzo di sostanza è considerato completamente compatibile con una vita ‘normale’, la pastiglia si ingerisce come si prenderebbe un’aspirina, così la cocaina che si trova ovunque come la coca cola per stare svegli, per avere prestazioni migliori, per raggiungere standard elevati con il minimo sforzo.
Lo stupefacente che diventa quotidiano, che non spaventa, che non allarma, tutto a beneficio di un sistema che continua a guadagnare sul disagio di altri, che contemporaneamente da una parte combatte e dell’altra crea il bisogno di questi palliativi artificiali.
La famiglia oggi deve essere il primo nucleo di azione per contrastare le dipendenze, ogni dipendenza, ogni realtà che di stupefacente ha solo il fatto di stupire sempre di più per le innumerevoli modalità in cui si propone e per l’estrema difficoltà ad essere arginata.
Credo sia indispensabile che si raccolga questo grido disperato di famiglie che non sanno più a chi rivolgersi, che hanno perso ormai la capacità di stupirsi perchè non sanno più cosa aspettarsi mentre vedono il proprio figlio consumarsi lentamente.
I genitori hanno bisogno di imparare ad essere tali, loro per primi son travolti da questo disagio che diventa preoccupante purtroppo solo quando raggiunge livelli difficilmente gestibili.
È importante che anche loro siano ‘educati’ a cogliere i segnali fin dall’inizio. Troppo spesso c’è la tendenza a sottovalutare e lasciar correre, giustificare e permettere, incrementare e condividere comportamenti trasgressivi o limitanti che rischiano di degenerare in breve tempo nel patologico.
Non basta limitare i danni, non basta dare risposte sommarie e presenze non incisive, non basta allarmarsi quando ormai la situazione è degenerata. Bisogna saper prevedere in modo critico e consapevole, senza sottovalutare, senza chiudere gli occhi, senza limitare il nostro intervento solo alle situazioni ritenute preoccupanti per classificazioni date da pregiudizi o abitudini.
Questo deve essere l’obiettivo di questa giornata: passare una diversa cultura che non vede più nella droga il problema ma nel disagio in generale, in quello che ci sta sotto, il nemico da combattere.
Aiutare questi ragazzi (i loro familiari, le persone significative…) a gustare quanto di stupefacente la vita può portare con sé, con esempi concreti, una vicinanza realmente presente, un accompagnamento professionale e costante questo è ciò che davvero può aiutare a urlare un vero e deciso NO ad ogni tipo di dipendenza.

Simone Feder

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