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20/08/2009
MAMME CORAGGIO
Qualche anno fa a Napoli fecero scalpore le azioni messe in opera da un gruppo di madri di tossicodipendenti.

Mi ricordo che contro la diffusione della droga, nel loro quartiere, si sono messe a presidiare i luoghi dello spaccio a rischio della loro incolumità. A mio avviso questa modalità di azione è conforme ad una idealità di responsabilizzazione civica, in cui il cittadino agisce in funzione dei diritti negati dalla incapacità di risposte istituzionali.

Dal fatto che il fenomeno “mamme coraggio”avvenga a Napoli sembra una vicenda del folclore partenopeo. Ma, se andiamo a fondo della questione, avendo a cuore il futuro dei nostri figli, forse presidiare il territorio da parte delle famiglie, è l’unico modo per avere un effettivo controllo dei luoghi di spaccio, sia legale che illegale di sostanze stupefacenti.

Non servono azioni eclatanti, basta la presenza delle mamme e papà per dare un segnale, sia nei locali pubblici, sia nei luoghi di ritrovo, per esprimere che non è la normalità, che i ragazzi possano usufruire di sostanze fino allo stravolgimento.

Citando Don Leandro Rossi: “diventando vecchio, sento che non ho ancora molto tempo per dire alcune cose, in cui fermissimamente credo. Non sono mai stato diplomatico. Ma più che mai ora sento il dovere di esprimermi da “libero e fedele in Cristo”, senza formalismi burocratici e farisaici, da “libero figlio di Dio”. I giovani hanno bisogno della testimonianza del nostro coraggio e della trasparenza della nostra parola”.

In virtù di questo, io credo che le famiglie unite con intenti comuni, possono fare molto con la sola testimonianza di non arrendersi alla normale accettazione dello sballo come forma di divertimento.

Le cronache dei giornali o TV riportano in continuazione i drammi della droga illegale e legale, fatti narrati quando le cose ormai sono accadute, testimonianze di sconfitte.

Le “mamme coraggio” raccontano di fatti non ancora accaduti, narrano avvenimenti che possono essere anticipati prima che il dramma accada. Testimonianza di possibilità di vittoria.

Per esempio negli anni ottanta quando l’associazione delle “mamme”sapeva che uno spacciatore era attivo su una certa piazza, scendevano nel luogo di spaccio e rendevano dura la vita agli spacciatori.

Serve un patto sociale in cui le famiglie possano riconoscersi ed abbiano l’opportunità di intervenire nella difesa dei loro figli, è giusto che possano mettere il naso nelle discoteche, nei bar, nei luoghi di incontro, questo nella logica di evitare l’illegalità.

Maurizio mattioni marchetti

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