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15.11.2009
IO STO CON I GIOVANI
Di Feder Simone

Così mi scriveva questa notte un giovane in una sua mail…
Ieri sera mentre ascoltavo la radio ho sentito un noto giornalista dire: “… non è che se un politico, anche se usa cocaina non da dipendente, non possa fare il politico…” e concludeva il suo intervento dicendo “tanto chi se ne frega….”

Così mi scriveva questa notte un giovane in una sua mail…
Ieri sera mentre ascoltavo la radio ho sentito un noto giornalista dire: “… non è che se un politico, anche se usa cocaina non da dipendente, non possa fare il politico…” e concludeva il suo intervento dicendo “tanto chi se ne frega….”
Prima in collegamento vi era il sottosegretario alla presidenza del consiglio il ministro Giovanardi che affermava che le nuove scoperte delle neuroscienze ci dicono che se confrontiamo un cervello di un cocainomane con quello di un cervello di una persona normale, il cervello del cocainomane ha come dei buchi.
Che mi dici di tutto ciò… ma allora vedi che se si usa ogni tanto poi non è che è considerato sbagliato.. Ma è proprio vero poi che il mio cervello avrà dei buchi, sono quindi irrecuperabile, il danno sarà irreversibile?...

Che cosa rispondereste voi a queste domande?

Noi addetti ai lavori, sul campo tutti i giorni, come possiamo rimanere indifferenti a queste sconcertanti affermazioni? Non possiamo permettere di continuare a lasciare che questa cultura, frutto di non so che cosa, continui imperterrita la sua corsa!
Che cosa avranno capito i tanti giovani e persone all’ascolto di quella radiotrasmissione? Innanzitutto mi permetto di dire che se dobbiamo verificare le differenze presenti nel cervello del cocainomane è necessario partire dal suo stato ‘normale’ e quindi solo dopo un test retest potremmo valutarne i cambiamenti verificatisi.
Tutto ciò non esula inoltre dal fatto che la cocaina faccia male e che sia prima di tutto illegale. Ammettere queste affermazioni vuol dire ammettere la legalità anche del gesto e di tutto ciò che ne consegue (comperare cocaina non è legale e tantomeno consumarla non è consentito dalla legge).
Poi ci meravigliamo del caso “Marrazzo”, ci scandalizziamo di tutto ciò, facciamo trasmissioni su ogni canale, articoli sui giornali, dibattiti, processi pubblici e ognuno dice la sua argomentando e portando avanti tesi che si attaccano alle morali più disparate.
La cosa che maggiormente mi sbalordisce è però il concetto di limite, che oggi più che mai tende a scomparire in ogni sua forma. Fino a che punto un uomo è capace di arrivare alla sua distruzione? Fino a che punto è legittimo che glielo si lasci fare senza intervenire in nessun modo ma portando avanti la bandiera della (finta) libertà personale?
Ma a qualcuno poi interessa come realmente stanno oggi i giovani?
Questi giovani dipinti dai più come egocentrici ed aggressivi, ma anche silenziosi, tristi, apatici e demotivati… Ma ci si chiede oggi quali sono le cause di questo malessere?
Sono sempre di più le mamme che chiedono l’aiuto di qualcuno per cercare di capire cosa fare con la propria figlia o figlio. Penso alle tante mail e richieste di aiuto che arrivano al nostro centro di ascolto dove genitori, immersi dalla mattina alla sera nel lavoro, non ce la fanno più a seguire i propri figli lasciati, per forza di cose, in balia del mondo.
Questi ragazzi che vivono disordinatamente saltando da un impegno all’altro, da un gruppo all’altro senza trovare i giusti confini, le giuste sicurezze, i giusti limiti appunto. E i familiari non conoscono gli ambienti che frequentano, le loro compagnie, le loro abitudini, i loro passatempi... Quanta responsabilità ricade quindi sui media, sulla cultura che stiamo facendo passare attraverso questi canali privilegiati che rimangono l’unica finestra sul mondo, l’unico contatto con il mondo adulto di questi ragazzi e dei loro genitori…
Ci sono tanti figli che crescono all’interno di una famiglia dove il papà e la mamma usano sostanze, dove i conflitti tra loro sono sempre più costanti, questi giovani che nessuno ascolta ma che ascoltano tutto e non accettano, che faticano ad esternalizzare i propri vissuti.
E il mondo che li circonda, quello più a portata di mano rimbalza loro continuamente l’idea del “tanto chi se ne frega” attaccandosi a chissà quale idea di assoluto libertinismo. Che moralità stiamo trasmettendo.. il piacere a qualsiasi costo e in qualsiasi modo, ma questo è ciò che realmente piace e serve? Non stiamo confondendo la normalità con la trasgressione?
Con questa società siamo sicuri di essere in grado di creare domani degli adulti capaci di stare in piedi da soli?
Quanti giovani lasciati soli a se stessi trovano davanti a sé solo il muro della diffidenza, creato dai più adulti che non credono in loro, poiché ancor privi di esperienza. Ma quando nascerà però la cosiddetta esperienza, se nessuno dà loro la possibilità e le basi sicure per crearsela?
Che prospettiva hanno quindi oggi i giovani del terzo millennio?
L’ovvia risposta è la solitudine dell’inattività, l’apatia, la droga, l’immoralità, la ricerca di sensazioni forti pur di sentirsi vivi perché è questo è quello che viene loro proposto dagli unici adulti che si interesano a loro, quelli che fanno capolino con sguardi ammiccanti e parole coinvolgenti dai video e dalle pagine dei giornali, dalle trasmissioni radiofoniche.
Oggi i giovani ci insegnano, ci dicono, si accorgono, si interrogano, guardano e ascoltano con criticità, si scambiano rapidamente informazioni e si lanciano su internet con modalità veloci facendo guerra a queste idiozie di notizie … noi adulti cosa trasmettiamo loro?
Dispiace dirlo, è un paese vecchio! Vecchio di mentalità! E a questo vecchiume io non ci sto.

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