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04.03.2009
documento per conferenza di Trieste sulle Tossicodipendenze
Quale evoluzione per il sistema di cura per le dipendenze a fronte dei cambiamenti generazionali dei nuovi consumatori di droghe?


Federazione Comunità Educative
Milano 20 gennaio 2009

Aspettando la Conferenza Nazionale
Sembra paradossale che nelle società occidentali del benessere dove ogni bisogno trova il prodotto che lo appaga, siano aumentate vertiginosamente le problematiche di disagio che portano le persone verso non controllabili derive di mancanza di senso e annullamento di sé… Se osserviamo il pianeta giovanile ci sorprende e rattrista il senso di vuoto, il disorientamento, la mancanza di ideali e di solidi punti di riferimento. Tutto ciò porta alcuni ragazzi e giovani verso condotte comportamentali di segregazione e autodistruzione (es. consumo/abuso di Droghe, disturbi di personalità, violenze, devianze ecc..). I tentativi per prevenire o curare le devianze giovanili, hanno impegnato in questi ultimi decenni le diverse istituzioni. Anche le Comunità di vita e terapeutiche hanno voluto essere una risposta al disagio delle “dipendenze” attraverso esperienze di ricerca e progetti educativi. Questo problema presenta tuttora interrogativi irrisolti, divergenze diagnostiche, pareri contrastanti nell’area della prevenzione e della cura. Tutto ciò ha mosso alcune comunità lombarde a mettere in comune le proprie esperienze costituendo, nel 2007, la Federazione Com.E (Federazione Comunità E ducative). L’obiettivo condiviso era, e continua ad essere tuttora, la valorizzazione di esperienze educative comuni provenienti dai nostri progetti che attingono i contenuti e le finalità dalla tradizione umanistica che vuole la persona al centro di ogni trattamento preventivo o di recupero. I giovani considerano ormai il consumo delle droghe un bisogno connesso alla mentalità consumistica. Le sostanze quindi sono necessarie per provare emozioni e sensazioni piacevoli, totalizzanti. In seguito però avvertono che si tratta solo di un’illusione, di una dipendenza che compromette la salute e la vita stessa. Gli interventi terapeutici non possono quindi ridursi all’applicazione solo di tecniche psicologiche, psicanalitiche o sistemiche, ma necessitano di un insieme di proposte educative che riguardano la crescita fisica, intellettiva, volitiva, affettiva del soggetto. Convinti di questi valori abbiamo iniziato a confrontarci sul fenomeno delle dipendenze (droghe, alcool, gioco, cibo ecc..) e delle conseguenze ad esso connesse. Ogni giorno avviciniamo persone che chiedono aiuto per riordinare la propria vita sconvolta e regredita dall’uso di sostanze stupefacenti, alcoliche e psicotrope. Una vita diventata difficile per sé, per i familiari, per gli altri e che suggerisce presenza, accoglienza, progetti terapeutici nel rispetto della persona e nell’attenzione ai suoi reali bisogni. La persona scompensata dalle sostanze stupefacenti o alcoliche chiede di essere accompagnata a ritrovare l’equilibrio necessario in un ambiente ordinato, comunitario dove il confronto e gli stimoli del gruppo e il rapporto personale con l’educatore, lo psicologo, il medico, lo psichiatra, possono farle recuperare la consapevolezza del proprio sé, la responsabilità delle relazioni, il senso delle scelte. Mentre riteniamo quindi importante la richiesta di nuovi standard funzionali, intendiamo come Federazione non far venire meno l’obiettivo comune: l’attenzione alla persona del dipendente da sostanze stupefacenti, alcoliche e psicotrope che non deve mai essere considerata recidivante e quindi irrecuperabile. Non abbiamo la pretesa d’essere l’unica risposta al disagio, ma intendiamo offrire alla società alcuni risultati di recupero che non vanno disattesi o sottovalutati. Educare è bello, ma soprattutto un dovere di tutte le istituzioni. Le Comunità terapeutiche, con i loro progetti e metodi che si diversificano ma tendono all’educazione interiore della persona, propongono la sfida educativa del nuovo millennio. Intendono tutelare la persona che non può essere considerata come un oggetto da studiare, riempire e plasmare, ma come un’identità da rispettare, far evolvere, mettere in condizione di porsi interrogativi, di fare scelte valide, ma sopratutto di esserci nella società come presenza unica e insostituibile. Di qui l’impegno a non limitarsi a interventi assistenziali, medicalizzanti, sanzionatori, cronicizzanti, ma a stimolare i soggetti in trattamento a pervenire all’affermazione delle proprie potenzialità e risorse in un ambiente che favorisce il confronto, la partecipazione e la verifica dei risultati. Per queste motivazioni siamo interessati a dare il nostro contributo alla prossima conferenza di Trieste ed esprimere alcune indicazioni preliminari che riteniamo prioritarie per definire un insieme d’interventi che abbiano presente la situazione attuale.
1. giudichiamo delicato e cruciale l’aspetto della comunicazione rivolta in particolare agli adolescenti, sia quella “diretta” sia anche quella “indiretta”. A questo proposito sul tema dell’abuso di sostanze chealterano la percezione occorre un chiaro messaggio , semplice e facilmente comunicabile.
•la droga fa male
•drogarsi non è un diritto: i diritti sono principi positivi e non possono essere confusi con i capricci
•l’intervento deve puntare al recupero e non alla cronicità
•il tossicodipendente va messo di fronte alle sue responsabilità, va aiutato e non punito
•la droga rende “estranei” al mondo: l’azione più importante per il contrasto alla logica della droga è quella di vedere coinvolte tutte le agenzie educative del Paese per invitare tutti, ragazzi e giovani in testa, ad “essere positivamente presenti al mondo”
2. privilegio del sistema preventivo, educativo e di accompagnamento: sostegno alle progettazioni di breve, di medio e di lungo periodo all’interno del mondo scolastico, della famiglia e delle comunità locali. In particolare crediamo sia fondamentale un capillare intervento sul territorio di formazione e accompagnamento del mondo adulto (genitori, educatori, insegnanti). Crediamo che la prevenzione debba essere organizzata mediante un sistema stabile e non solo con progetti di breve durata, per dare vita ad un sistema radicalmente rinnovato ed efficace nella prevenzione. È sempre maggiore la richiesta di spazi di ascolto e di interscambio all’interno di contesti educanti che riescano a riconoscere gli indicatori del disagio e sappiano proporre le giuste alternative. Ancora troppe volte manca una strategia fondata che possa portare ad interventi efficaci e di spessore.
3.una operatività “leggera”, il meno burocratica possibile, pronta ad accogliere le nuove istanze. Il libero accesso alle comunità in Lombardia, per esempio, ha reso possibile rispondere con tempestività alle sempre maggiori richieste, creando una pronta accoglienza del disagio che possa realmente andare in profondità del problema senza limitarsi a controllare e diminuire l’uso di sostanze. Il sistema di intervento sulle dipendenze non può essere ingessato e il continuo proliferare di norme per codificare, congelare e controllare le ricadute operative rischia di affermare un modo formalistico e spesso solo burocratico di affrontare le questioni sociali tenendoci lontani dall’esigenza che sempre più preoccupa di accogliere in modo adeguato, tempestivo ed efficace le nuove istanze.
4. vera pari dignità tra servizi Pubblici e servizi del Privato sociale (come stabilito dalla l.49 del 21
Febbraio 2006), in quanto entrambi svolgono funzioni di pubblica utilità. E’ necessario che i sistemi di valutazione così come gli stessi valutatori siano esterni rispetto al sistema di intervento. È importante lo sviluppo di un terzo settore che svolga ‘funzione pubblica’, composto da una rete di servizi variegati ed integrati gestiti da vari soggetti. Il processo di modifica dei servizi attualmente in corso, sempre più evidente e necessario per ridurre le attuali incongruenze e dispersioni e rendere l’utilizzo delle risorse più adeguato al problema di cui ci occupiamo, deve garantire la libera scelta del luogo di cura e l’istituzione di Servizi Multidisciplinari Integrati (Ser.D. privati) gestiti anche dal privato sociale che possono garantire anche la flessibilità necessaria per avvicinare diverse fasce di popolazione che altrimenti non farebbero riferimento ai servizi (come già adottato in Lombardia)."
5. stretta connessione tra politiche di contrasto ad una cultura “drogata”, che genera dipendenze, e le politiche giovanili, della famiglia, della scuola, della sanità, della giustizia, del lavoro e della casa. Connessione tra le politiche regionali. Tema cruciale che deve essere declinato anche in tutte le conseguenze operative. Nasce l’esigenza di creare alleanze strategiche e non strumentali e occasionali tra pubblico e privato adottando scelte di sussidiarietà conseguenti nella cura, nell’educazione, nella prevenzione lo scopo di recuperare prima di tutto l’interesse per l’uomo, per la sua persona, per il suo recupero integrale e la promozione preventiva del suo benessere, crescita e libertà. Nell’ottica di perseguire questo obiettivo è necessaria un’integrazione sempre più costante tra le istituzioni.
6. Non ridurre la cura ai soli interventi “a sportello” e al solo approccio sanitario, valorizzando gli interventi
Residenziali . Le comunità restano un’esperienza sicuramente convalidata perché consentono di prendere in carico la persona nei suoi bisogni (patologici e non). La cura implica un coinvolgimento relazionale e soprattutto una nuova proposta di senso definendo la persona non come oggetto da studiare e riempire, ma come soggetto attivo della propria formazione, portatore di interrogativi, grandi risorse e potenzialità. Pur con la giusta preoccupazione del controllo della spesa sanitaria è indispensabile mettere il sistema nelle condizioni di erogare servizi adeguati ai bisogni espressi, bisogni anche e soprattutto assistenziali e sociali.
7. La comunità vuole essere prima di tutto un ambiente di vita e di presa in carico della persona, nella sua unicità, con lo scopo di creare percorsi sempre più individualizzati e mirati alle reali esigenze. Riteniamo per questo indispensabile potenziare i percorsi comunitari valorizzando per esempio:
•programmi di reinserimento socio-lavorativo
•programmi con soggetti adolescenti
•comunità-appartamento per nuclei problematici
•nuovi approcci per abusatori di cocaina
•percorsi di alternativa al carcere (minori e adulti)
8. adeguamento urgente dei parametri economici degli interventi residenziali (di sanità e di giustizia) ai reali costi della cura
9 Formazione degli operatori: ogni Regione (ogni territorio) deve poter offrire occasioni di approfondimento e di confronto tra i diversi attori del sistema di intervento sulle dipendenze patologiche. Siano essi pubblici o del privato sociale (alla luce di quando già espresso nel punto 4) risulta fondamentale un lavoro di riqualificazione e ulteriore professionalizzazione degli operatori nell’ottica di una formazione continua e in evoluzione. Nuovi investimenti sia in questo settore che in quello della ricerca scientifica si rendono necessari per poter dare risposte realmente efficaci a questo disagio in continua evoluzione e divenire, dando una particolare attenzione ai nuovi bisogni (adolescenti, famiglie, cronicità, doppia diagnosi…)
10. un paese complessivamente più attento alle fragilità Sempre più assistiamo ad una quotidianità “ drogata” di consumo, di possesso di beni e di uso di sostanze, per essere all’altezza delle pressioni. Individuare i rischi di un consumo illecito e abnorme di sostanze per la collettività, oltre che per l’individuo, richiede un potenziamento di dialogo e di assunzione di responsabilità all’interno di norme che tutelino ciascuno. La sicurezza di ciascuno deve passare attraverso una cultura diffusa che faccia della coesione sociale lo strumento anche del controllo di fenomeni delinquenziali che utilizzano le fragilità per aprire mercato e nuovi mercati. Occorre promuovere vigilanza sui sistemi di comunicazione e sulla trasmissione dei modelli culturali. Dobbiamo avviare una svolta nella comunicazione e nell’uso della pubblicità e sviluppare la promozione di processi pedagogici che facciano riscoprire valori forti quali la responsabilità, il ‘fare’ in funzione della costruzione di una comunità solidale. Occorre rendere attenti i controlli che vietino l’accesso ad alcune professioni per i consumatori di sostanze stupefacenti, si pensi alle professioni legate alla mobilità e al trasporto di persone e di beni.
11.Tutti gli enti accreditati che hanno funzioni di pubblica utilità devono avere pari riconoscimento e svolgere funzioni di programmazione . La funzione dipartimentale deve essere separata da quella degli erogatori dei servizi e tutelare e far rispettare diritti e doveri delle specifiche realtà. A poco meno di due mesi dalla celebrazione della conferenza governativa sentiamo il dovere di avanzare i nostri auspici affinché, anche questa volta il tutto non si riduca ad una passerella che non risponda alle sollecitazioni reali presenti nei servizi di chi opera quotidianamente e in particolare delle comunità. Avvertiamo ancora una volta distanti i decisori, ma speriamo che i nuovi orientamenti che potranno scaturire dalla conferenza vengano stabiliti attraverso un confronto serio e paziente con la conseguenza di rendere più lineare e praticabile la loro applicazione nel quotidiano. Confidiamo che si valorizzino le occasioni di confronto, che vengano ricercate e messe in evidenza le prassi positive, che non si abbia timore di affrontare gli aspetti che ancor oggi sono fortemente critici. Auspichiamo quindi con forza
•che la Conferenza non si riduca a pretesto per una effimera discussione.
•che la Conferenza venga organizzata in modo tale da assicurare ambiti coerenti di confronto uno spazio dedicato alla cura, uno spazio al sistema prevenzione, uno dedicato alla lotta al traffico ed eventualmente altri che venissero concordemente individuati.
•che il problema delle dipendenze venga considerato con tutte le sue determinanti e le sue conseguenze che vanno ben oltre l’aspetto medico.
•che la discussione sia radicata anzitutto all’interno delle risorse e delle problematiche espresse nel nostro Paese.

La Federazione Com.E.:
*Comunità Alba di Bacco – Milano
*Comunità Arca – Mantova
*Comunità Arca – Como
*Comunità Arianna – Mantova
*Comunità Casa del Giovane – Pavia
*Associazione Ceas – Milano
*Comunità Crescere Insieme – Pavia
*Fondazione Exodus – Milano
*Comunità Famiglia Nuova – Lodi
*Gruppo Fraternità – Brescia
*Comunità La Zolla – Cremona
*Comunità La Centralina – Sondrio
*Comunità Promozione Umana – Milano
*Comunità Pinocchio – Brescia
*Comunità San Luigi - Brescia
*Comunità San Pietro – Pavia.
Aderiscono al do cumento:
A.C.L.I (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani)
A.G.E.S.C.I (Associazione Guide E Scouts Cattolici Italiani) comitato nazionale
A.Cu.Di.Pa - Associazione Cura Dipendenze Patologiche
Il Servizio Multidisciplinare Integrato “BROLETTO” - Lecco
Il Servizio Multidisciplinare Integrato “Il mago di Oz” - Ospitaletto (BS)
Centro di solidarietà Gulliver - Varese
Comunità “Gruppo Valdinievole”- Montecatini Terme (PT)

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