News

19.07.2010
LA STRATEGIA PRINCIPE È IL LAVORO DI RETE
Dott.Gian Piero Turchi

la questione non è chiudere i Sert, ma semmai “aprirli” ancora di più, facendoli diventare promotori e/o appartenenti alle reti di salute sul territorio

L’attuale tenore del dibattito avente per oggetto l’intervento relativo al consumo di sostanze illegali ci permette di evidenziare come esso si attesti su di un piano etico-politico, riconducibile a differenti e contrapposte posizioni ideologiche. Non è però sulla scorta di queste che si riesce a rispondere a domande quali, per esempio,“[…] è giusto tenere per decenni tanta gente in mantenimento, magari a dosi massicce?” La situazione è simile a quanto accaduto con
l’antipsichiatria, la quale non è riuscita a modificare la prassi psichiatrica dal momento in cui la critica dei suoi presupposti è stata basicamente ideologica, piuttosto che epistemologica e metodologica. Il punto critico risulta dunque essere il criterio che viene usato nel dibattito stesso: dal momento in cui si tratta di valutare una prassi relativa ad un intervento socio-sanitario, il criterio non può essere che scientifico, ovvero basato su presupposti espliciti ed argomentati
– ed in quanto tali passibili di dibattito. In caso contrario, l’opzione ideologica prende immediatamente il sopravvento, declinandosi anche sul piano operativo: la politica diviene così
scelta operativa, mentre il suo ruolo dovrebbe essere quello di scegliere un’opzione operativa.
Ora, l’attuale intervento nell’ambito del consumo di sostanze illegali si basa sul modello medico, improntato sulla analogia tossicodipendenza/malattia, e dunque sul concetto di “cura” di tipo sanitario: l’operazione è stata infatti quella di trasformare una devianza rispetto ad una norma socialmente sancita in una alterazione naturale, usando come espediente retorico le alterazioni organiche correlate a tale condotta.
Ciò non ha alcun fondamento scientifico, ed è scorretto sul piano metodologico e dunque della
prassi. Secondo una differente prospettiva, invece, le pratiche discorsive sul consumo si sedimentano in retoriche utilizzate a livello di pensiero comune. Sia i consumatori che i non consumatori di sostanze utilizzano tali retoriche per spiegare e giustificare la condotta
(“non posso farne a meno”), costruendo teorie surrettizie sui consumatori, che divengono così una “categoria” con proprie “caratteristiche” (lo stereotipo). Si tratta allora di effettuare uno “scarto
conoscitivo”, passando dalla “cura dei corpi” al “cambiamento delle pratiche discorsive” che generano e mantengono la “carriera biografica del tossico”.
L’obiettivo sarà dunque quello di generare una “biografia altra”, ovvero proiettata verso una prospettiva in cui si apre la possibilità di definirsi ed essere definiti a prescindere dal consumo di sostanze.
Dal momento in cui le pratiche discorsive non appartengono a nessuno, e tutti possono intervenire rispetto a queste, l’intervento si basa sulla “salute” in quanto questione che si “gioca” sul territorio da parte di tutti gli attori che lo abitano, coinvolti a vario titolo nella costruzione di percorsi biografici che non utilizzano la “malattia” come punto di arrivo delle pratiche di consumo e presupposto giustificante l’intervento “curativo” (dopodiché anche sanzionatorio).
Coloro che sono “usciti dal tunnel” divengono dunque risorsa in quanto esperti di tali retoriche, mentre la strategia “principe” sarà il lavoro di rete, in una architettura in cui il servizio pubblico “presiede” il territorio e ne usa strategicamente le risorse (per cui la salute non è più
definita dal sistema dei servizi ma è il territorio che “costruisce” la propria salute con i servizi). In conclusione, la questione non è chiudere i Sert, ma semmai “aprirli” ancora di più, facendoli diventare promotori e/o appartenenti alle reti di salute sul territorio, per poi essere in
grado di attestare i risultati ottenuti. Soltanto così si può essere legittimati dai decisori politici stessi ad entrare nel merito della normativa, pena la deriva verso un “dialogo tra sordi”, contrapposti da differenti ideologie e dunque rispettive (ed inconciliabili) “verità”.

Dott.Gian Piero Turchi

Link e documenti da scaricare

Galleria Fotografica

 

« indietro