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01.11.2010
Non normalizziamo l’uso di sostanze psicoattive!
di maurizio mattioni marchetti

Le sostanze psicoattive, come panacea di tutti i mali,

Le sostanze psicoattive, come panacea di tutti i mali, fanno stare bene, ed in effetti è innegabile che le sostanze agiscono nel nostro cervello, in modo da produrre effetti sedativi per le nostre paure. Vivere in funzione dell'effetto della sostanza esterna e perdere il contatto con la realtà e le emozioni che la realtà ci dona nel vivere pienamente è il problema. Consumatori socializzati e non più schematizzati nelle categorizzazioni della devianza. Il senso comune ha trasformato comportamenti pericolosi per le persone e per chi vive intorno a loro accettati nei loro effetti devastanti. Nella pratica clinica una delle frasi più ascoltate, come scusante degli agiti tossico manici è:”tanto lo fanno tutti”, questo atto di spalmare sul tutti rende nullo ogni limite etico e tutto può essere giusto o sbagliato nello stesso tempo. Fenomeni sociali di questa portata non trovano risposte in soluzioni solo mediche sanitarie ma trovano risposte tra un patto di responsabilizzazione tra i cittadini. Una azione congiunta, rispetto a comportamenti etici corretti, favoriscono il ridimensionamento di fenomeni che non possono essere sottovalutati. Secondo studi scientifici, i comportamenti possono essere resi virtuosi attraverso l’esempio. Ogni agenzia educativa gioca la sua parte all’interno del processo di non normalizzazione dei comportamenti di abuso da sostanze.
La tossicomania, realizza,un modello concreto, di teoria del desiderio, facendo della mancanza "un buco nero in cui il godimento diviene inseparabile dalla pena più acuta". Una teoria la cui origine è rintracciabile agli albori del pensiero filosofico occidentale e precisamente in Platone, che fu il primo a collegare piacere negativo e desiderio insaziabile.
Significative al riguardo le analogie evidenziabili al livello del linguaggio: la stessa serie di metafore ricorre nelle platoniche descrizioni dell'anima e nelle narrazioni dei junkies. L'anima è una giara sfondata, un vaso infranto che, come il corpo di un drogato, si svuota mentre si versa il liquido. Il tossico è, in gergo, défoncé, sfondato, o, come diremmo in italiano, sballato.
Il desiderio di essere riempiti, colmati fino all'orlo è destinato a rimare frustrato, inesaudito, perché il piacere è negativo (in quanto si dà come interruzione di un dolore), e negativo due volte: in quanto cessazione di una condizione fisica e contemporaneamente sedativo del "male di vivere", che così difficilmente ci abbandona. Precisamente di ciò parla il Burroughs de La scimmia: "Ho provato quella straziante privazione che è il desiderio della droga e la gioia del sollievo quando le cellule assetate di droga la bevono dall'ago. Forse ogni piacere è sollievo".
La temporalità è questione fondamentale nei raconti dei tossicomani, perché in tutta evidenza l'uso di droghe rappresenta anche un tentativo di rapportarsi al tempo (non a caso: secondo Simone Weil il tempo è addirittura la preoccupazione degli esseri umani più profonda e tragica). La droga, direbbe Burroughs, non è un'euforia, ma un modo di vivere: "L'intossicato misura il tempo con la droga". Il consumo impone i propri tempi: a una data quantità di sostanza si associa una certa quantità di tempo, a scansioni regolari anche se sempre più ravvicinate.
Fino a divenire, come si dice in Trainspotting, un full time job, un lavoro a tempo pieno. Il tentativo di dominare attraverso questa misura il tempo, dunque, è destinato a rovesciarsi nella più evidente schiavitù, fino a che "i giorni scivolano via infilati a una siringa con un lungo filo di sangue" (Burroughs).Ma nell'esperienza tossica anche un altro tentativo è votato al fallimento: la ricerca d'indipendenza dal mondo esterno - felice, al riguardo, la definizione freudiana della droga come Sorgenbrecher, scacciapensieri - naufraga contro lo scoglio dell'assuefazione che riduce la vita a un'unica estenuante preoccupazione.
Il significativo paradosso messo in luce dalle narrazioni dei tossicomani è che alla droga si arriva sempre "per caso", più guidati da un vuoto di desiderio che da un desiderio positivo (ancora Burroughs: "la droga trionfa per difetto"). Non è insomma un appetito che spinge, ma il bisogno di crearsene uno (che poi sarà insaziabile) - il che dice molto su come si tengano stretti ricerca di senso e desiderio, sempre che si sia disposti a concedere a un tale ordine di esperienze il carattere di un tentativo, per quanto disastroso, di "salvarsi la vita". Non è questa la strada dell'appettito del desiderio "normale", non nevrotico, che riesce a venire a patti col principio di realtà. La salvezza sta nella capacità di posticipare, rinviare la soddisfazione del desiderio fino a quando sarà possibile esaudirlo. E' questa la via che sembra l'unica percorribile, "il solo modo onesto di trattare con il desiderio", perché non ogni desiderio funziona come una tossicomania, ossia non è sempre insaziabile. E per condurre questa trattativa è necessario "schierarsi dalla parte delle cose", ossia confidare nella loro capacità di soddisfarci offrendoci un godimento positivo, e non semplicemente fornendoci rimedi a una mancanza.
No alla Droga! Indicazioni per le famiglie
Da che cosa si può capire che un ragazzo si sta avvicinando alla droga:
1CAMBIO DELLE ABITUDINI
2REPENTINI SBALZI DI UMORE
3DIFFICOLTÀ SCOLASTICHE E/O DI LAVORO
4RIPETUTE E FREQUENTI ASSENZE
5ISOLAMENTO
6INSOFFERENZA
7FREQUENTAZIONI E AMICIZIE DIVERSE
8CAMBI DI ORARI
9INUSUALI RICHIESTE DI DENARO
10SCOMPARSA DI OGGETTI DA CASA
11PROGETTUALITÀ RIDOTTA
12OCCHI FREQUENTEMENTE ARROSSATI
13PUPILLE DILATATE O RISTRETTE
14DISTURBI DEL SONNO
15RIDUZIONE DELL’APPETITO

I danni delle sostanze stupefacenti:

Cannabis (marijuana-hashish) La cannabis è una sostanza che solitamente si fuma, ma può essere anche ingerita sia in abbinamento con dei cibi, sia sotto forma di infuso (the). A causa dell’uso si rischia di non valorizzare o non gustare la vita da “regolari” e di cercare di vivere i momenti ricreativi sempre “fumati”, in particolar modo se si appartiene ad un gruppo in cui si fuma spesso.
Sono presenti effetti sull’apparato respiratorio, il sistema immunitario risulta essere depresso e si possono presentare manie di persecuzione. Spesso si hanno tachicardia, mal di testa o senso di
stanchezza. Non esiste il concetto di droga pesante e leggera: dagli ultimi dati della letteratura, anche la cannabis induce dipendenza psicologica e fisica con alterazioni delle funzioni cognitive. “Si dice” che l’uso di hashish e marijuana non conduce all’uso di altre sostanze, ma è
certo che la stragrande maggioranza dei tossicodipendenti ha iniziato fumando lo “spinello”.
Cocaina Per morire non c’è bisogno di un overdose: può essere fatale indipendentemente dalla quantità assunta perché può provocare improvvisi infarti, ictus, arresti cardiaci, edemi polmonari.
La cocaina, è una droga i cui effetti si pagano poi con danni fisici e psicologici: rallentamento, depressione, senso di inadeguatezza che possono essere anche molto gravi e talvolta irreversibili.
Eroina L’eroina può essere assunta con il “buco” o “sniffata”. Può provocare nausea, vomito, restringimento delle pupille, disturbi respiratori e circolatori. L’eroina dà rapidamente dipendenza fisica e psichica e genera crisi di astinenza che si manifestano in genere dopo circa 8 ore dall’ultima assunzione con nausea, agitazione, ansia, sbadigli, sudorazione, lacrimazione, insonnia, crampi e dolori diffusi. Provoca inoltre decadimento delle condizioni fisiche generali: vulnerabilità alle malattie, si mangia poco e male, i denti si cariano, e nelle donne sono frequenti le irregolarità mestruali. Con il buco, usando siringhe in comune con altri, ci si può ammalare di epatite e di AIDS. Ecstasy Troppe incognite rendono particolarmente rischioso l’uso di questa sostanza. Chi si sente insicuro, malinconico o addirittura “depresso” dovrebbe evitarne, più di chiunque altro, l’assunzione, poiché l’insicurezza si può trasformare in paranoia. Molti aumentano la quantità delle pasticche per aumentare gli effetti, ma in questo modo è facile procurarsi uno sballo pericolosamente “speed”: lo “sballo nervoso che fa venire l’ansia” con “attacchi di panico”
cioè la sensazione di “stare per morire”. Sono possibili gravi danni al fegato anche per assunzione
di una singola compressa. L’assunzione cronica determina alterazioni delle capacità
di apprendimento, della memoria e modificazioni del carattere e del comportamento.
Le Amfetamine sono sostanze stimolanti, dopo l’uso ci si sente molto stanchi e depressi, irritabili, con spiacevoli sensazioni fisiche: allora si assume altra amfetamina,
ma si comincia a soffrire della mancanza di sonno, si diventa sospettosi, si hanno allucinazioni e paranoie. Assunzioni ripetute, portano ad uno stato di confusione mentale, dove depressione e aggressività inducono all’isolamento oppure a compiere azioni che possono avere conseguenze anche gravi.
Dr.Maurizio Mattioni Marchetti
Cell 3388490424

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